“In Marcia!” si trasferisce a Genova
(1964-1972)
di Matteo Mariani
In occasione del convegno nazionale del personale di macchina del 1964, Ottavio Fedi decide di non ricandidarsi, adducendo come motivazioni la situazione familiare e problemi di salute; si tratta di motivi reali, ma che si aggiungono al contrasto tra il direttore uscente di “In Marcia!” e la segreteria nazionale del sindacato, riguardo ai problemi dei macchinisti e a come affrontarli. Come nuovo rappresentante della categoria viene eletto il genovese Adriano Ferraris, che diviene quindi anche direttore della rivista, che nel frattempo ha raggiunto il considerevole traguardo dei 14.000 abbonati. Fedi rimane per qualche tempo direttore responsabile, poi gli subentrerà Francesco Pesce, già direttore responsabile de “La tribuna dei Ferrovieri”.
I cambiamenti avvenuti nella rappresentanza nazionale di categoria e quindi nella redazione di “In Marcia!” si riflettono anche nella rivista, sia per quanto riguarda la forma che i contenuti: si notano subito titoli più vivaci e articoli in genere brevi, compaiono le fotografie e le prime vignette umoristiche. Viene dato molto spazio a rubriche fisse che si occupano dei problemi specifici dei macchinisti, mentre viene ridotto lo spazio dedicato agli argomenti tecnici, ad esempio i problemi relativi ai mezzi di trazione.
Il dibattito sui turni banalizzati
Dalla fine del 1964 sulle pagine del giornale si apre un dibattito molto partecipato sul tema della banalizzazione dei turni. Fino a quel momento, il turni di assegnazione dei macchinisti dipendevano dall'anzianità di servizio, e all'aumentare di questa corrispondevano turni contenenti i treni viaggiatori considerati migliori e che consentivano un guadagno maggiore. Secondo i contrari alla banalizzazione, questa appariva come un attacco ai “diritti acquisti” dei più anziani, e inoltre con diversi tipi di treni in turno aumentavano le necessarie abilitazioni e di conseguenze anche i rischi. I favorevoli sostenevano invece che i turni specializzati erano più utile ai padroni, che così dividevano il personale. La Rappresentanza Nazionale, nel trarre le conclusioni dal dibattito, ricorda però che il tema di come debbano essere costituiti i turni deve essere strettamente connesso con la questione orario di lavoro.
I Macchinisti e le nuove tecnologie
Un altro acceso dibattito di questo periodo riguarda il tema della cibernetica e delle nuove tecnologie. In generale il personale è a favore alla loro introduzione nel mondo del lavoro, purché queste servano di ausilio ai lavoratori e non costituiscano univocamente un ulteriore mezzo di profitto, con la riduzione dell'occupazione e di conseguenza l'aumento dei problemi sociali. Per quanto riguarda i treni nello specifico, la redazione si esprime con apertura nei confronti all'introduzione della Ripetizione continua dei segnali in macchina, ma ribadendo con decisione che questa non può essere considerata una motivazione per l'eliminazione del secondo agente in macchina.
Le conquiste del personale
In questi anni, a seguito di decise e partecipate battaglie sindacali, i macchinisti riescono ad ottenere un fondamentale risultato per i casi di inidoneità: il mantenimento dello stipendio. Vengono conseguiti inoltre importanti miglioramenti dell'orario di lavoro, come la prestazione giornaliera di massimo 9 ore, la condotta continuativa di massimo 4 ore e mezza e i riposi giornalieri di minimo 17 ore.
PER APPROFONDIMENTO
FRATESI M. (2008), “Macchinista ferroviere”, Edizioni Ancora in Marcia
Introduzione
Il primo Numero
Ottavio Fedi
“In Marcia!” si trasferisce a Genova
La redazione a Milano, con Valentino Basso