Ottavio Fedi
(Direttore di “In Marcia!” dal 1949 al 1964)
di Matteo Mariani
Ottavio Fedi fu eletto segretario nazionale dell’8° categoria (macchinisti) del Sindacato Ferrovieri Italiani (SFI) nel congresso di Roma del settembre 1949.
Divenne quindi anche direttore della rivista In Marcia in quanto, dopo la cessione da parte di Augusto Castrucci della rivista alla categoria “macchinisti” dello SFI, era prassi che il segretario di categoria ricoprisse anche la carica di direttore del giornale.
Fu così che la redazione passò da Torino, dove era stata sotto la direzione di Giuseppe Vitrotto, a Firenze.
La rivista “In Marcia” con Ottavio Fedi
Con Ottavio Fedi “In Marcia” prese un grande slancio, allargando molto il raggio delle tematiche affrontate.
L’obiettivo di Fedi fu quello di saldare i contenuti rivendicativi della categoria a una visione più generale, spingendo i lavoratori a lottare sia per i problemi più specifici che per quelli di interesse più collettivo.
Un tema sempre molto sentito da Fedi fu quello dell’unità sindacale, considerata strumento fondamentale per la difesa dei diritti. In particolare nel 1961, a seguito di divergenze tra i sindacati SFI, SAUFI, SMA e CISL, Ottavio affermò che “gli interessi dei lavoratori si difendono vincendo le resistenze del padrone e non combattendosi fra di noi”.
Sull’In Marcia di quegli anni si affrontarono diversi argomenti molto sentiti dai macchinisti.
Si parlava di orario di lavoro, rivendicando le 8 ore, ottenute all’epoca di Castrucci e poi successivamente perse, mentre la normativa vigente permetteva turni anche di 12- 14 ore al giorno e 56- 60 ore alla settimana.
Un altro tema era l’assegnazione del personale ai turni, volendo superare definitivamente ogni genere di forma clientelare o di discrezionalità aziendale.
Furono scritte molte pagine contro l’uomo morto, che l’azienda non riuscì ad attuare per la grande reazione che ebbe il Personale.
Vennero affrontati anche gli aspetti economici del lavoro: Fedi riteneva indispensabile legare gli stipendi all’aumento del costo della vita, superando inoltre un sistema di pagamento che stimolava il superlavoro e l’egoismo.
Nel 1961 il Direttore di In Marcia fece addirittura questo ragionamento: le FS sono un’azienda che fornisce un servizio pubblico, quindi deve avere una struttura funzionale a questo scopo; e anche gli stipendi quindi devono essere nello stesso senso funzionali, cioè slegati dalla gerarchia ma atti a compensare adeguatamente ciascuna qualifica, tenendo conto della cultura generale e professionale, del ruolo svolto nella produzione, delle responsabilità, dei disagi e dei rischi.
In Marcia allargava però il suo campo di azione anche a tematiche non prettamente ferroviarie, ma di interesse più generale; ad esempio si fece una vera e propria campagna contro la “legge truffa”, e si incominciò a parlare di pace: per la fine della corsa agli armamenti e delle guerre dell’Indocina e del Vietnam.
Vi fu inoltre in quel periodo un continuo rapporto epistolare, con lettere pubblicate sul giornale, con diversi dirigenti delle FS, soprattutto per quanto riguarda questioni tecniche. Ebbene, pur se le posizioni tra redazione di In Marcia e dirigenti aziendali erano spesso inconciliabili, comunque i rapporti furono sempre basati sul riconoscimento dei reciproci ruoli e sulla correttezza formale.
Il giornale secondo Fedi doveva svolgere il ruolo di memoria storica, ma anche di strumento per la circolazione delle idee, e di veicolo di aggregazione e di unità del personale.
La “squadra” di Fedi
Fedi si curò sempre di avere attorno a sé una squadra di valenti ed impegnati collaboratori, e che il giornale fosse propagandato in tutta Italia da una fitta rete di rappresentanti provinciali e compartimentali.
Furono coinvolti numerosi attivisti, che si occupavano non solo della redazione del giornale ma anche degli aspetti più pratici, quali gli abbonamenti e le spedizioni postali.
Fare o rinnovare l’abbonamento venne sempre più sentito come un modo di partecipazione diretta, sia alle scelte del giornale che a quelle propriamente sindacali.
Tra i principali collaboratori di Fedi vogliamo ricordare in particolare Giuliano Aiardi, che fu il suo “braccio destro”, nonché il tecnico dell’In Marcia, in quanto si occupava delle rubriche tecniche e delle risposte ai lettori; e Ezio Gallori, all’epoca giovane macchinista alle prime esperienze sindacali e redazionali.
Con Ottavio Fedi l’In Marcia arrivò al primato, tuttora imbattuto, di 14.000 abbonati.
Augusto Castrucci aveva intuito prima di tutti che Fedi sarebbe stato un grande direttore, e essendosi reso conto che questo giovane aveva tutte le caratteristiche e la volontà per garantire il proseguimento dell’attività dell’In Marcia, come segno di riconoscenza e di stima gli regalò la sua collezione personale del giornale.
Ottavio Fedi sindacalista
Fedi era un sindacalista che oggi definiremmo “d’altri tempi”. Citiamo come esempio significativo il seguente episodio raccontato da Aiardi: un giorno Fedi e un altro compagno si erano recati a Bari per una riunione di macchinisti, e alla sera non avevano più treni per tornare a casa, ma nemmeno i soldi per un albergo; comprarono quindi il biglietto per un cinema, dove si adattarono a sonnecchiare un po’ di ore, in attesa del primo treno della mattina.
Fatti del genere oggi possono fare pensare “erano altri tempi”, o magari far venire malinconia per epoche avventurose che oggi non ci sono più; ma fanno venire anche un po’ di nervoso al pensiero di molti sindacalisti di oggi, che vivono di permessi sindacali, alberghi e pasti pagati in ristoranti di lusso, oltre al fatto che prendono decisioni che i lavoratori subiscono senza neppure essere consultati.
In tutti i Convegni di Categoria che si tennero dal 1949 in poi, Fedi venne sempre rieletto a furor di popolo, e per un periodo ricoprì anche l’incarico di membro della Segreteria Nazionale dello SFI.
Partecipò quindi al Convegno di Montecatini del 1964, dichiarando in anticipo la sua decisione di non volersi ricandidare.
Concluse il suo intervento dicendo di ritenersi onorato di aver servito una grande categoria, all’interno di un grande sindacato.
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PER APPROFONDIMENTO
AIARDI G.(2007), “Testimonianze di Giuliano Aiardi, Redattore di In Marcia dal 1948 al 1964”
CABASSI M. C. (2000), “La vita e l’opera del macchinista Ottavio Fedi (Direttore di “In Marcia “ dal 1949 al 1964)”, in SACCHETTI G., FERRARI C., CABASSI M. C. (2000), “Ricordo di uomini e lotte del 900”, Firenze: Cooperativa editoriale “Ancora in Marcia”
FRATESI M. (2008), “Macchinista ferroviere”, Edizioni Ancora in Marcia
Introduzione
Il primo Numero
Ottavio Fedi
“In Marcia!” si trasferisce a Genova
La redazione a Milano, con Valentino Bass