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PROCESSO ETERNIT: UNA CONDANNA ESEMPLARE A 16 ANNI PER I 'PADRONI' DELL'AMIANTO

La delega ai dirigenti non cancella le responsabilità dei 'proprietari': sapevano ma hanno nascosto i rischi

Scoperto dossier per la 'disinformazione' sull'amianto

UNA CONDANNA ESEMPLARE. I proprietari Stephan Schmidheiny e Jean Louis De Cartier De Marchienne, sono stati infatti condannati per disastro doloso permanente e omissione dolosa di misure antinfortunistiche, per aver provocato la morte o la malattia di quasi 3000 persone. MACCHINISTI E FERROVIERI INTERESSATI. Questa sentenza è di grande interesse anche per tutti noi, perché numerosi colleghi contunuano ad ammalarsi e, purtroppo, a morire per le patologie collegate all'inalazione di fibre si amianto.

Come si è visto anche in questo processo i danni prodotti dall'amianto sono molto lenti e le conseguenze arrivano anche trenta anni dopo. IL PERICOLO AMIANTO E' ATTUALE. "La sentenza emessa dal presidente della prima sezione del Tribunale di Torino, Giuseppe Casalbore, nel processo contro i proprietari dell'Eternit di Casale Monferrato è sicuramente di portata storica. Ciò non solo per la rilevanza della pena a cui sono stati condannati i proprietari, ma anche perché la sentenza stessa riconosce senza ombra di dubbio che l'amianto è pericoloso per la salute dei lavoratori e dei cittadini. Nello specifico, la sentenza condanna la Eternit di Casale Monferrato ma, di fatto, il suo significato si estende ai comportamenti di tante aziende senza scrupoli che, negli anni, hanno permesso che l'amianto potesse continuare a far morire lavoratori e cittadini. Questa sentenza ci aiuta a proseguire nell'azione a tutela dei lavoratori che sono stati esposti all'amianto sia per ciò che riguarda la difesa della loro salute, che per l'ottenimento dei giusti risarcimenti da parte dell'Inps e dell'Inail e, se serve, anche nelle aule giudiziarie», Abbiamo preso a prestito il netto commento di Maurizio Marcelli responsabile salute e sicurezza della Fiom, per riferire di quanto accaduto oggi a Torino. LA PRESCRIZIONE SALVA ALTRI IMPUTATI. La sentenza ha anche dichiarato prescritti i reati commessi negli stabilimenti di Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli), mentre ha affrontato invece le conseguenze dell'attività Eternit negli altri due impianti, quello di Cavagnolo (Torino) e quello divenuto il perno di questo processo, di Casale Monferrato. UNA GRANDE FOLLA IN ATTESA. La sentenza è stata pronunciata in un'aula strapiena e per far fronte all'afflusso di almeno mille persone giunte con 24 pullman dal resto d'Italia e non solo, sono state aperte e dotate di maxivideo l'aula accanto a quella del processo e l'aula magna di palazzo di giustizia, la provincia di Torino ha invece messo a disposizione la sua aula convegni. Per le vittime e i loro familiari i risarcimenti oscillano sui 30mila euro medi: «Si tratta di cifre basse - osserva Bruno Pesce, coordinatore dell'associazione familiari vittime dell'amianto - ma tendenzialmente le provvisionali sono sempre piu' basse dei risarcimenti definiti poi in altra sede. La sentenza ha comunque colto nel segno». LA DIFESA PRESENTERA' APPELLO. «Una sentenza dura. Faremo appello perchè siamo convinti dell'innocenza del nostro assistito - dice a caldo Astolfo di Amato, legale di Stephan Schmideiny - ma sul fronte civilistico esce un segnale importante e da cui siamo positivamente impressionati. Sia per quanto riguarda Casale Monferrato dove avevamo offerto 18 milioni e ne sono stati liquidati 25 divisi però tra i due imputati, e che quindi dimostrano il nostro comportamento aperto e collaborativo nell'interesse della società di Casale, sia gli altri danni liquidati che sono coerenti con i nostri indennizzi ». ANCHE DAL BRASILE. «Spero che questa sentenza serva anche a noi», commenta la brasiliana Fernanda Giannasi, presidente dell'Abrea (Associazione Brasiliana Esposti all'Amianto) che in rappresentanza di migliaia di lavoratori ammalati denuncia che in Brasile l'amianto, come anche in molti altri paesi del mondo, si continua a utilizzare. LE ALTRE VITTIME DELL'INSICUREZZA. Presenti le mamme della Thyssen: «Dove c'e' dolore e bisogno di giustizia noi ci siamo» dice Rosina Demasi. Ci sono i familiari delle vittime della strage di Viareggio: «Torniamo a casa con il cuore più aperto. Forse portiamo una boccata d'ossigeno alla procura di Lucca», dichiara provocatoriamente Daniela Rombi, pensando al lungo e difficile processo che attende i familiari delle 32 vittime. UNA CAMPAGNA DI DISINFORMAZIONE. In un dossier i PM di Torino hanno 'scoperto' le prove più schiaccianti a carico degli imputati, dimostrate dal monitoraggio del «rischio Italia» affidato del vertice della multinazionale Eternit per venti anni, sino al 2005, a Stefano Bellodi. Quando, il 13 dicembre, Guariniello invia la polizia giudiziaria nello studio milanese del professionista in «strategie della comunicazione» e vi fa sequestrare un bel po’ di report riservati fra lui e la Becon Ag, la stessa finanziaria che ha recentemente «elargito» a parte delle vittime dell’amianto Eternit piccole somme a titolo di «liberalità». LA RESPONSABILITA' PER LE STRATEGIE AZIENDALI NON SI DELEGA. In quei dossier il pm Sara Panelli ha scovato informazioni utilissime contro Stephan Schmidheiny. Nelle carte sequestrate quel giorno a Milano c’è il documento «Mechanism fo the processing of asbestos related claims in Italy» in cui si legge «A partire dall’inizio del 1984 la strategia di comunicazione sul caso Eternit in Italia ha avuto e ha ancora solo un obiettivo generale molto chiaro: tenere l’azionista finale (cioè l’holding svizzera e in ultimo Stephan Schmidheiny) per quanto possibile fuori del caso». Guariniello, mettendo in fila le sentenze innovative della Cassazione, sembra aver convinto la Corte che il datore di lavoro, cioè Schmidheiny, non può «delegare tutte le responsabilità a sottoposti quando in ballo c’è la strategia aziendale». Una sentenza che farà certamente scuola in tutte i processi contro le grandi imprese per infortuni, malattie professionali e disastri ambientali.

14 febbreaio 2012



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