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11 colleghi apprendisti non "confermati"

11 nostri colleghi, capitreno e macchinisti apprendisti, hanno perso il lavoro perchè non “confermati” dall'azienda.

Un gesto di arroganza che non trova giustificazione alcuna. Hanno lavorato con noi, fianco a fianco, per quattro anni, stesso lavoro, stesse responsabilità e salario più basso.

Un fatto gravissimo, che diventa particolarmente odioso: per il macchinsita di milano, Andrea Antonelli, coinvolto nell'incidente di Viale Monza e della capotreno, Silvia Pavone, vittima di un grave infortunio causato da un'aggressione in treno.

Occorre una mobilitazione della categoria: è come se avessero licenziato 11 persone! Da Bologna, Beppe Pinto, ci invia le lettere che seguono. Non bisogna rassegnarsi.


Cari amici,

domani 11 febbraio Silvia sarà con noi per l’ultimo giorno.

A questa giovane collega, apprendista brava, rigorosa, preparata, rispettosa di norme e regolamenti, mai punita o ripresa, vittima di due aggressioni a bordo treno, una delle quali cruenta che le ha lasciato indelebilmente strascichi fisici, giudiziari (viene tutelata dall’Azienda) e personali (sono mesi che viene perseguitata ed intimorita dai parenti dell’aggressore, venditore abusivo a Firenze, i cui parenti, soci in affari, adesso sono stati assunti da alcune società di ristorazione in sub appalto e conducono dei carrelli di ristorazione a bordo treno), l’Azienda ha comunicato verbalmente le motivazioni di tale decisione: hanno valutato che non è adatta a fare il nostro lavoro. Vi abbiamo chiesto (come RSU 46 BO - Pax) di raccogliere firme di solidarietà in ogni Impianto, della Pax e della Regionale, di farvi promotori di una campagna di sensibilizzazione presso tutti i Colleghi. Silvia ci ha inviato alcune righe di saluto, che vi allego in calce.

Provo vergogna per quello che l'Azienda, alcuni uomini di quell'Azienda a cui ho dedicato con passione quasi 30 anni della mia vita, ha perpetrato ai danni di Silvia: una umiliazione grande ed insanabile. Per quanto riguarda me, Le chiedo scusa, per non averla saputa difendere meglio di quanto abbia fatto.

Beppe Pinto


…chi vuol esser lieto sia, del domani non v'è certezza.

Sono sempre stata così brava con le parole… ed ora è come se mi avessero rapito la voce.

Ci rifletto… non mi è stata sottratta la voce, bensì la dignità, come lavoratrice, come donna.

Molti mi chiedono: "come stai?"

Mi sento svuotata, ma non è un male, sapete?

Riempirò questo vuoto di nuove gioie e soddisfazioni.

Molti penseranno che parlando in questo modo il lavoro fosse tutto per me.

Non è esattamente così.

Però ora comprendo tutti quei colleghi che, oltre al trolley da capotreno, si portano sulle spalle anche il borsone di parecchi anni d'esperienza, i quali circa 4 anni fa mi dicevano: "vedrai Silvia, è come una grande famiglia".

Me lo ripeteva spesso anche mio padre.

Per me si trattava di banali smancerie da cameratismo, reminiscenze di quello stampo militaristisco che caratterizzò questa "azienda" in tempi passati…

Oggi che da ragazza sono diventata donna, comprendo perfettamente cosa volevate dirmi e capisco che il concetto non è come lo intendevo io.

Ho trascorso con la maggior parte di voi, cari colleghi e colleghe, momenti di vita vera, quelli che ti insegnano a stare al mondo rimanendo in piedi SEMPRE!

Vi chiedo scusa e vi ringrazio nel contempo per avermi dato modo di assorbire pezzetti di vostra vita e grosse cariche d'energia.

Voi siete stati la mia GRANDE FAMIGLIA ed avrei voluto rimanere ancora un po’ a "casa" con voi, perché nasconderlo?

Vado verso nuove strade ora…

Innanzitutto, un particolare grazie a daniele, gianluca, ilde, marco, monica e vittoria, compagni di viaggio con i quali ho iniziato questa avventura.

Grazie a Rana, Michelangelo, Gigì, Emi E Alessia, perchè siete dei veri fratelli.

Grazie agli altri apprendisti Linda, Giada, Faeha, Giada M., Luigi, Mimmo, Laura L., Veronica, Roberto, Elisa, Devika, Luca, Giorgia, Serafino, Francesca, Alessandro, Monica B., Anna, Salvatore, Ivan.

Grazie alle favolose donne di questo impianto: Antonella, Miriam, Nadia, Anna Rita, Angela, Lucilla, Debora, Monica M., Kam, Gina, Claudia M., Silvia R., Patrizia, Daniela F., Daniela G., Daniela Z., Annalisa, Maddalena, Laura F., Linda B., Valentina C., Giorgia A., Roberta, Giulia, Elena D., Claudia A., Anna, Annamaria, Annapia, Fabiana, Sandra, Jenny, Barbara, Laura M., Laura C., Elena M., Marina B., Francesca.

Grazie ai baldi uomini di questo impianto: Francesco S., il Moro, Vitor, Andrea F., Giovanni Nav., Marco F., Alex, Nando, Mauro, Alberto M., Rossano, Delfo, Paolo P., Goffredo, Angelo D., Giovanni R., Alfredo, Icli, Roberto Moletti, Antonello, Bruno, Pietro B., Andrea B., Nunzio, Giacomo P., Andrea V., Bruno T., Gilberto, Giacinto, Ernesto, Nicola, Sandro F., Stefano B., Stefano G., Marco M., Cristian, Renato, Luca C., Luigi Cat., Gargiulo, Gennaro, Mirco, Giuseppe B., Annibale R., Damis, Matteo Z., Marco Z., Giacomo Z., Claudio Perg., Domenico P., Flavio P., Francesco M., Mauro P., Daniele.

Un saluto anche ai colleghi degli altri impianti con i quali ho lavorato.

Grazie a "zio Giulio", Antonio, Giancarlo, Marino per la pazienza.

Grazie ai distributori: Silvia, Marcello, Matteo, Ercole.

Il grazie più speciale lo rivolgo a voi Beppe, Fulvio e Vale per la vostra professionalità e le vostre parole.

PS: coloro i quali non vedono scritto il loro nome nei ringraziamenti sono 2% dimenticanze e 98% omissioni volute fortemente.

Un forte abbraccio

Silvia Pavone.

Bologna, 11 febbraio 2010

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