PENSIONI FERROVIERI: L'ORSA 'ENTRA A GAMBA TESA' NELLA VERTENZA
UNA PROPOSTA CHE NON CONDIVIDIAMO. I '58 ANNI' NON DEVONO PENALIZZARE L'IMPORTO DELLA PENSIONE
Firenze, 26 maggio 2014 - L’Orsa entra a gamba tesa sulla 'questione Pensioni' annullando il lavoro fin qui svolto della rivista Ancora In Marcia e dalle migliaia di ferrovieri che si sono mobilitati in questi mesi, sostenendo una tesi che per tutti i lavoratori, anche non ferrovieri, non può andare bene e cioè che, poiché l’assegno pensionistico con il sistema contributivo si alza in funzione degli anni di lavoro è meglio lavorare di più. Esattamente quanto sostenuto dalla legge Fornero!!!
L’Orsa, anziché dare l’ultimo pugno al pugile ormai all’angolo, decide di concedergli un po’ di respiro.
La storia ha sempre dimostrato che bisogna finire l’avversario, altrimenti sei destinato alla sconfitta.
Pertanto, la nostra valutazione sulla proposta inviata dal sindacato Orsa a Governo, Parlamento e Commissioni Lavoro di Camera e Senato è profondamente negativa.
Noi non condividiamo questa proposta per le seguenti ragioni:
1) Si invia una proposta a Governo e Parlamento senza avere consultato i lavoratori sui suoi contenuti, mentre invece numerosissimi lavoratori si sono espressi, non solo a parole ma anche con l'adesione a convegni, presidi, scioperi e firmando in pochi giorni la petizione on line in 4000 a favore del ritorno ai 58 anni;
2) Si propone di mandare in pensione dei lavoratori a 62 anni, quando ad esempio per la categoria dei macchinisti è stato accertato ed è ormai noto a tutti che l'aspettativa di vita è già di 64,5 anni, mentre le condizioni di lavoro continuano a peggiorare;
3) Ci si preoccupa prioritariamente dell'entità dell'assegno pensionistico, mentre se passa questa proposta molti di noi, per la ragione ricordata al punto precedente, moriranno prima ancora di arrivare in pensione;
4) La giusta rivendicazione per un assegno pensionistico dignitoso la si deve fare chiedendo di modificare il sistema contributivo e gli indici utilizzati per il calcolo, e non obbligandoci a lavorare di più, e per la terza volta ribadiamo che tra di noi molti di quelli che dovranno lavorare di più moriranno prima del raggiungimento della pensione;
5) Per andare incontro al Governo si abbassano le richieste (62 anni anziché 58) estendendo però il “diritto” anche a tutta una serie di categorie che, seppur gravate dalle proprie problematiche, non hanno condizioni di lavoro disagiate come quelle delle categorie prima tutelate dai 58 anni.
Noi quindi continueremo la battaglia per un'età di pensione che sia davvero ragionevole, assieme a tutti quei soggetti sindacali che intenderanno portarla avanti e insieme a tutti i lavoratori che ci hanno dimostrato di essere sensibili e pronti ad impegnarsi su queste tematiche.
Ma perchè non ascolta la voce del popolo?
Non le basta tutte le disdette che ha avuto fino ad ora?
Ormai il sindacato che non recepisce più i problemi dei lavoratori deve avere la dignità di togliersi dalle scatole , forse avrà qualche cosa da barattare ancora sulla nostra pelle?
Il lupo perde il pelo ma non il Vizio..............................................
Ianniello Domenico pdm PTR CE