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MUORE PER INFARTO SU FRECCIAROSSA, SUI TRENI ITALIANI SOLO CEROTTI E DISINFETTANTE

40 MINUTI DI ATTESA: LA SALUTE DEI VIAGGIATORI AFFIDATA ALLA BUONA SORTE. I nostri RLS, inascoltati, hanno dennciato ripetutamente il problema.

Roma, 17 novembre 2012 - Non esiste alcuna regola per il pronto soccorso e la tutela della salute dei viaggiatori in caso di malore o infortunio quando sono sui treni: questa è la semplice verità, tornata tragicamente alla luce con la morte per infarto di un viaggiatore del treno frecciarossa Torino-Milano.

E' accaduto a Giorgio Masini, di 56 anni, morto giovedì scorso nella stazione di Rho, in attesa dei soccorsi. Il fatto è stato denunciato da un gruppo di viaggiatori i quali hanno assistito inermi, per quaranta lunghi minuti, all'agonia della sfortunato compagno di viaggio.

Come tutti sappiamo, la tempestività d'intervento con personale sanitario 'qualificato' è determinante. Invece, quando si sale su un treno il pronto soccorso e l'assistenza sanitaria sia per i viaggiatori che per il personale diventa una sorta di 'ruota della fortuna' ovvero è affidata al caso. Infatti non esistono norme specifiche ma solo protocolli 'molto teorici' di collaborazione tra il 118 e le FS, elaborati solo per consentire la riduzione dell'equipaggio ad un solo macchinista, che però si rivelano puntualmente inefficaci quando ci si trova di fronte a casi reali.

Non possiamo prevedere cosa sarebbe accaduto con un soccorso più immediato ma riteniamo che per questa persona, come per tutti gli altri viaggiatori e anche per noi stessi, si debba organizzare un sistema di assistenza migliore e più efficace.

Le poche e inadeguate regole esistenti prevedono, al limite del ridicolo, che a bordo su ciascun treno, ci sia esclusivamente un 'pacchetto di medicazione' con cerotti e disinfettante a disposizione del personale.

E’ paradossale che proprio in presenza di una situazione in cui la distanza dai centri abitati e le difficoltà di intervento dei normali mezzi stradali, in galleria, in montagna o su un viadotto, è causa oggettiva di ritardo nell’intervento del Sevizio Sanitario Nazionale, non siano imposte per legge norme di tutela più severe.

Pensiamo inoltre a cosa accadrebbe se l'infortunato fosse l'unico macchinista presente a bordo in una situazione in cui il treno resterebbe immobilizzato ad attendere, in un luogo qualsiasi della rete l'arrivo dei soccorsi, magari impervio e lontano da centri abitati o da vie di comunicazione.

E' da ritenere uno 'scandalo all'italiana' che su nessun treno, neanche quelli con dotazioni tecnologiche d'avanguardia e di lusso, televisioni, internet, cinema, ristorante, ecc. vi sia a bordo una vera cassetta di pronto soccorso, un defibrillatore, farmaci salvavita da mettere a disposizione di eventuali medici presenti a bordo e personale adeguatamente formato al primo soccorso, almeno come quello della generalità delle altre imprese.

I nostri RLS, hanno ripetutamente denunciato queste lacune ma i tecnocrati del ministero dei trasporti, col colpevole silenzio dei loro responsabili politici, nel 2010, in occasione dell'approvazione del decreto specifico per il pronto soccorso sui treni hanno privilegiato le esigenze economiche ed organizzative delle imprese ferroviarie e ignorato completamente il problema del soccorso ai viaggiatori che resta affidato alla 'buona sorte'.

Se ci vessero ascoltato prima forse alcune di queste morti potevano esssere evitate.

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Lettera al Ministro della Sanità, alle Organizzazioni sindacali di settore ed alle associazioni dei consumatori il 19 gennaio 2010

Al Ministro della Salute On. Ferruccio FAZIO

SEDE

E,p.c.  Alle Segreterie Nazionali di Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uilt- Uil, Ugl-Af, Fast, Orsa, Cub-Trasporti, SdL.

Alle Associazioni dei consumatori, Adiconsum, Adusbef, Codacons, Altroconsumo,Unione Nazionale Consumatori

 
Oggetto: decreto su “primo soccorso” sanitario in ambito ferroviario.

 Onorevole Ministro,

 come certamente saprà è in corso di approvazione il decreto di attuazione del D.Lgs. 81/08 in materia di primo soccorso in ambito ferroviario. Domani sarà discusso in sede tecnica per il parere preliminare presso la Conferenza Stato-Regioni.

 La bozza è stata predisposta dai soli ministeri, del Welfare e delle Infrastrutture e Trasporti, pur trattando un tema di Sua stretta competenza come quello della tutela della salute.

   Come Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) abbiamo rilevato consistenti limiti nel contenuto della bozza di decreto, poiché non tiene conto della particolari difficoltà che si incontrano nel prestare soccorso ai viaggiatori (e agli stessi lavoratori) durante la marcia, in relazione alle distanze e alle difficoltà di essere raggiunti dal servizio di emergenza pubblico su linee o stazioni isolate. Limiti che si possono sommariamente sintetizzare nei seguenti punti:

  1. Non esiste ad oggi alcuna norma specifica di primo soccorso per la tutela della salute dei viaggiatori quando sono sui treni. Le poche regole vigenti sono espressamente previste per i lavoratori e risultano essere del tutto inadeguate alla realtà quotidiana dei convogli che vedono la presenza anche di centinaia di persone. Chiediamo, attraverso un Suo autorevole intervento di merito, che sia sanata questa grave lacuna.

  1. L’attuale stesura del decreto (norma sulla sicurezza del lavoro) prevede l’obbligo  per le imprese ferroviarie di dotare i treni esclusivamente di un “pacchetto di medicazione”, cioè solo disinfettante e cerotti, ignorando completamente le esigenze di prevenzione e primo intervento nei confronti dei viaggiatori. Riteniamo necessario, a tal proposito, dotare ciascun treno di moderne attrezzature, quali defibrillatori, una cassetta di pronto soccorso potenziata con farmaci salva-vita, a disposizione di eventuali medici presenti, ecc.

  1. L’altra grave lacuna, a nostro avviso, riguarda la formazione del personale dei treni al primo soccorso, ridotta rispetto alla formazione standard obbligatoria in tutte le normali imprese. E’ paradossale che proprio in presenza di una situazione in cui la distanza dai centri abitati e le difficoltà di intervento dei mezzi stradali è causa oggettiva di ritardo nell’intervento del Sevizio Sanitario Nazionale, i ferrovieri in servizio sui treni non siano “formati” come addetti al primo soccorso mediante i corsi di 16 ore previsti per le tutte le imprese ma sottoposti ad un “corso ridotto” di 6 ore. Chiediamo sia resa obbligatoria una formazione particolareggiata adeguata alle circostanze e comunque non inferiore a quella già prevista per la aziende del gruppo “A”.

 Nello schema di decreto in discussione, che ha già ricevuto il parere contrario delle Regioni, risulta carente l’aspetto della prevenzione sanitaria mentre risalta invece una volontà, in questo caso non condivisibile, di semplificazione degli oneri per le compagnie ferroviarie, proprio in tema di salvaguardia della salute.

  Per quanto sopra detto, ritenendo che la materia sia di stretta competenza del Suo ministero (del pronto soccorso nell’industria non si occupa il ministero dell’industria), Le chiediamo di intervenire tempestivamente nell’iter di approvazione in corso per arricchire il provvedimento dei contenuti, delle competenze e delle sensibilità proprie dell’Istituzione preposta alla tutela della salute dei cittadini.

  Le chiediamo, infine di essere consultati per mettere a disposizione le nostre conoscenze dirette in materia.

 Roma, 19 gennaio 2010

               
     Cordiali Saluti    

           per i Rappresentanti

                                        dei Lavoratori per la Sicurezza

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Lettera del 19-1-2010 di un Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza di Trenitalia ai sindacati di settore:

Cari Amici,

Il Governo ha presentato la sua proposta di attuazione delle norme sul pronto soccorso in ambito ferroviario.

Come sapete il 20 gennaio 2010 si riunisce il coordinamento tecnico a Roma per il parere ai due ministeri che hanno proposto il decreto.

Tenendo conto del D.Lgs 81-08 e dei principi generali di tutela appare paradossale che in condizioni sicuramente più critiche di un ambiente industriale classico, poiché quasi sempre distanti dalle strutture di soccorso pubblico - come sono una linea ferroviaria o un treno potenzialmente con molte persone - possano ridursi anziché essere aumentate le tutele.

Le criticità maggiori ad avviso degli RLS riguardano:

1 - la formazione al pronto soccorso del personale in servizio ai treni (ma anche dei manutentori) inspiegabilmente ridotta rispetto agli addetti al PS in azienda:

2 - la dotazione sanitaria, pacchetto di medicazione anziché cassetta adeguatamente potenziata ed altri presidi sanitari di emergenza;

3 - conoscenza dei piani di soccorso e loro affidabilità  in ciascun punto della linea, con particolare riferimento alle gallerie ed altri punti critici;

Le linee guida stilate dal coordinamento delle ASL, sono state completamente ignorate.

In data odierna un gruppo di RLS del Gruppo Ferrovie dello Stato ha inviato al Ministro Fazio la lettera allegata che ricevete per conoscenza.

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