Dopo la sentenza della Cassazione, la disponibilità è da considerarsi illegale. O no?
Come ricorderete, la Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, il 21 maggio u.s., ha emesso una sentenza n. 12962 con la quale, in buona sostanza, è stato riconosciuto ai lavoratori (in questo caso trattavasi di conduttori della s.p.a. Sepsa, esercente pubblici servizi di trasporto) il diritto a conoscere con largo anticipo il turno di servizio in modo da potere godere appieno del proprio tempo libero (non lavoro).
La sentenza, in alcuni passaggi, viene argomentata con riferimenti che molti lavoratori, purtroppo, spesso evitano di citare per non apparire "demodè", tipo "...il tempo libero ha una specifica importanza stante il rilievo sociale che assume lo svolgimento di attività sportive, ricreative, culturali, sociali, politiche, scolastiche ecc., o anche di un secondo lavoro, nel caso in cui non sia prevista una clausola di esclusiva...".
Pertanto, da un'attenta lettura della sentenza, si deduce chiaramente che la disponibilità che non consente di conoscere il proprio turno di lavoro con largo anticipo, è illegale se è vero (com'è vero) che una sua inadeguata applicazione lede l'art. 32 della Costituzione Italiana ("...La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti...).
Allora, se la disponibilità è (o parrebbe?) illegale, cosa si aspetta a pretenderne l'abolizione agendo, se necessario,
anche in sede legale?