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Cominicato stampa dall'OrSA Toscana ---------------------------------------------- Assolti con formula piena dal Tribunale di Lucca i ferrovieri toscani accusati di interruzione di Pubblico Servizio

Dopo quattro anni e mezzo e dopo 5 udienze si è concluso il processo dei Ferrovieri accusati di interruzione di pubblico servizio. Difesi dagli avvocati Emanuela Manini e Luca Righi, sono stati assolti  perché “Il fatto non sussiste”



La vicenda inizia nel 2003, quando il procuratore di Lucca, Dott. Quattrocchi, commissiona alla Polizia ferroviaria un’indagine sui ritardi dei treni nella linea Firenze - Lucca - Viareggio. Dopo un enorme lavoro della polizia, che mette insieme un fascicolo di circa 1500 pagine, emerge che, da settembre 2003 a gennaio 2004, i treni con ritardo pari o maggiore a 15 minuti sono 960. Trenitalia fornisce alla Polfer i nominativi di sei lavoratori (iscritti all’OrSA) i quali, seguendo iniziative comportamentali indicate dal sindacato e legate anche alla sicurezza sui treni, erano indirettamente coinvolti nei ritardi di 5 (cinque) dei quasi mille treni “ritardatari”. 
I giornali danno ampio spazio alla notizia e i sei ferrovieri, senza nemmeno essere sentiti, ricevono dal Tribunale di Lucca dei “Decreti di condanna Penale” per “interruzione di pubblico servizio“, con pene variabili da due a quattro mesi di reclusione. I lavoratori impugnano la condanna e ricorrono assistiti dai legali messi a disposizione dal sindacato OrSA    
Nell’ambito del successivo processo ordinario, prima viene integralmente riformulato il capo d’imputazione, perché troppo generico, poi escono dal processo tre dei sei ferrovieri, poiché il Tribunale di Lucca è chiaramente incompetente per territorio in quanto i fatti da cui discendeva l’accusa si erano svolti a Firenze. 
Il processo va avanti per gli altri tre ferrovieri. 
Il 21 luglio, finalmente, dopo quasi 5 anni e 5 udienze, è arrivata l’assoluzione con formula piena: “perché il fatto non sussiste”. Ciò che colpisce è che la richiesta di assoluzione, seppur con formula meno ampia, arriva anche dal P.M., cioè dallo stesso “ufficio” che li aveva frettolosamente inquisiti e condannati. “Questa sentenza- commenta il portavoce del sindacato OrSA Ferrovie- non fa che confermare quanto la nostra organizzazione asserisce da tempo e cioè che le  forme comportamentali a supporto della  sicurezza del Trasporto Ferroviario, non possono essere oggetto di condanna proprio perché attuate  in virtù di un pubblico interesse. Macchinisti e Capitreno sono ingiustamente i più esposti alle contestazioni Aziendali per via del loro contatto diretto con la clientela anche se, è bene ricordarlo, le iniziative intraprese sono sempre state attuate per il mantenimento degli standard di sicurezza a garanzia dell’incolumità dei lavoratori e dei viaggiatori”.
Quello che è certo è che nessuna spiegazione, né  responsabilità è stata ricercata sui restanti 955 treni in ritardo, pur a fronte di un significativo impiego di risorse pubbliche, sia per le indagini, che per oltre 4 anni di processo. Un processo che, secondo gli esperti, non aveva i presupposti nemmenoper iniziare.  

La Segreteria Regionale - OrSA  Toscana

 

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