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Treno dell'inferno: racconto di un viaggiatore

(articolo apparso su www.cartasette.it)
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un professionista, il dottor Vincenzo Gisondi, promotore finanziario, tra i 450 passeggeri del treno dell'inferno.
Egr. Direttore,
Le racconto quanto accaduto sabato pomeriggio a me e ad altri circa 500 viaggiatori, presenti a bordo dell’Eurostar 9354 diretto a Roma Termini. Salito con un collega, alla stazione di Caserta alle h. 16,37, pochi km dopo, all’altezza di Capua, il treno si arresta sui binari per un guasto tecnico. Sono le h. 17 circa. E qui comincia la nostra odissea!

Ad un annuncio ritardo di 45 minuti, ne seguono, via, via altri. Il treno rimane fermo sui binari, su di un viadotto. Intanto è buio e non riusciamo, dalle luci in lontananza a renderci conto del punto esatto un cui ci troviamo. Passate due ore circa, l’aria comincia a diventare irrespirabile. Ci sentiamo chiusi in un “barattolo e sottovuoto”. Col mio collega e compagno di sventura, decidiamo di recarci presso la carrozza bar dove, per fortuna, riusciamo a trovare un po’ di sollievo dall’aria irrespirabile. Dalle conversazioni degli altri viaggiatori riusciamo a comprendere che un primo tentativo di soccorso da parte di una motrice che avrebbe dovuto trainare il treno alla vicina stazione di Capua, è fallito. Dai pareri ascoltati intuisco che un errore di agganciamento del convoglio è stata la causa dell’insuccesso. Passa altro tempo! Intrattenendomi al vagone bar-ristorante vedevo passare numerosi passeggeri che si avvicinavano dalle carrozze in testa ed in coda al treno trovando le scorte esaurite. Era tutto finito in pochi minuti. Finalmente, dopo proteste vibrate di alcuni viaggiatori, con i servizi igienici ormai inservibili e con i cattivi odori provenienti dagli stessi che appestavano l’aria, si riusciva ad ottenere l’apertura delle porte, da un lato del treno, per far entrare aria dall’esterno. Ho visto una viaggiatrice con sintomi asmatici, preoccupatissima; un’altra signora soccorsa perchè colpita da crisi di panico. Altri scendevano dal treno per espletare al gelo ed al buio i loro fisiologici bisogni non avendo altra alternativa. Una signora si è vista impossibilitata ad ottenere che il bicchiere di latte del proprio figlio potesse essere riscaldato, vista l’assenza di corrente. Nella mia carrozza c’erano due bambine di pochi mesi per fortuna rimaste tranquille grazie al solo sangue freddo delle loro madri. Intanto si attendeva un'altra motrice, dal lato opposto del treno, cioè, dalla testa-dir. Roma. Deve, però, arrivare il mezzo da quella direzione ed occorre, altro tempo. Il secondo tentativo, viene effettuato dopo diverse ore. Sono circa le h. 21,30. Una motrice aggancia il treno e lo spinge, all’indietro; in senso contrario a quello di marcia. Dopo pochi minuti sotto la mia carrozza si odono dei forti rumori; come se il tremo fosse deragliato. È stata questa la mia sensazione; anche se, poi, mi sono accorto che si trattava di una rottura meccanica. A quel punto è scoppiata l’ira di tutti i passeggeri, che hanno perso completamente la pazienza ed intimavano di non far muovere il convoglio. Si respirava, da parte dei volenterosi macchinisti e capitreno, l’impotenza di fronte a passeggeri ormai esasperati e furiosi. Le loro inutili telefonate ai superiori li lasciavano in balia della rabbia dei passeggeri. I viaggiatori, abbandonati a se stessi cercavano aiuto, me compreso, contattando direttamente i nn° di telefono di emergenza di carabinieri e protezione civile. Ma nulla! Si andava verso l’esaurimento dei generatori del treno stesso e delle batterie dei cellulari di chi era a bordo. Verso le ore 24 arrivava la Protezione Civile portando agli sventurati viaggiatori un bicchiere di tè caldo. Ma, a loro dire, erano stati allertati solo da pochi minuti. Ciò nonostante i vani tentativi di contattarli fatti da me ed altri passeggeri attraverso il 112 nelle ore precedenti. Si avviavano le procedure di trasbordo, dopo che la motrice di soccorso era almeno riuscita a spingere il treno fuori dal viadotto. Un altro treno Eurostar si affiancava al nostro. Al buio e al gelo si saliva al bordo del nuovo convoglio. Nella mia mente sembravano rivivere le scene viste nei film sulle deportazione degli ebrei durante la seconda guerra mondiale, Allucinante! Intanto, dopo aver ricevuto assicurazioni che il treno, ripartito, avrebbe dovuto transitare per Capua, prima di proseguire per Roma. Personalmente scendevo dal treno e avvicinatomi ai soccorritori della Protezione Civile facevo presente di non essere più intenzionato, alle h. 24,00 a raggiungere Roma. Venivo invitato a raggiungere le luci dei lampeggianti dei mezzi di soccorso persi nel buio della notte ad almeno un paio di km nella notte. Camminando lungo i binari per una decina di minuti illuminato dal residuo di batteria del mio cellulare raggiungevo il punto, in mezzo alla campagna, da cui erano partiti i soccorsi. Mi guidava il riferimento dei lampeggianti delle auto di soccorso nel buio della notte. Per me è stata la fine di un incubo! Qui un giornalista locale, accorso sul posto per motivi di lavoro, ci accompagnava al punto di incontro comunicato ad un amico che ci raccoglieva e riportava a casa sani e salvi alle h. 02,30. Morale della “favola” impiego 8 ore per percorrere un tratto di strada che va da Caserta a Capua (loc. Pastorano) a bordo del treno di punta di Trenitalia; rimango otto ore chiuso ed isolato nel treno con altri 5/600 sventurati; cinque persone, tra macchinisti e controllori, volenterosi, ma impotenti ed inascoltati dai loro stessi superiori, si sono trovati a gestire un problema enorme e più grande di loro. Riesco solo grazie alla fortuna di trovarmi vicino casa a scendere dal treno e ritornare con mezzi di fortuna alla mia abitazione. Ma degli altri? Quando ho visto ripartire, lentamente, il treno nel buio ho provato un misto di sollievo per me ed il mio collega finalmente salvi e preoccupazione per tutti gli altri che proseguivano quel viaggio assurdo. Il giorno dopo, a mente fredda, mi chiedo: DI CHI È LA COLPA DI TUTTO CIÒ? IN CHE PAESE VIVIAMO? COME PUÒ L’AZIENDA TRENITALIA CHE SVOLGE UN SERVIZIO COSÌ IMPORTANTE, IN UN PERIODO “METEOROLOGICO” DI TALE ECCEZIONALITÀ LASCIARE ABBANDONATE A SE STESSE TUTTE QUELLE PERSONE, COMPRESI I SUOI STESSI DIPENDENTI? E SE QUEL BLOCCO FOSSE AVVENUTO IN UNA DELLE TANTE GALLERIE SUCCESSIVE? Gentile direttore, voglia cogliere in queste parole il mio sfogo, la mia amarezza ed il mio dispiacere di cittadino e utente di Trenitalia. Spero, attraverso la sua voce, di avere una risposta a queste domande… È possibile che la mia sola fortuna sia quella di poter raccontare l’accaduto? (17 dicembre 2007-14:49)

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