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Roma, 9 maggio 2007, a Montecitorio!

Grande manifestazione dei ferrovieri davanti davanti alla Camera dei Deputati. In tanti sono giunti da varie parti d'Italia per ribadire il proprio "No allo sfascio delle ferrovie!" ed un netto rifiuto delle condizioni che l'AD di FS, Mauro Moretti, ha fissato nel piano d'impresa di recente reso pubblico.

"È un vero e proprio inganno, ai danni dell'opinione pubblica e del Parlamento, utilizzato solo per ottenere il via libera all'aumento delle tariffe, forti tagli e precarietà del personale senza tener conto delle ricadute sulla sicurezza, proprio mentre il tema e' al centro del dibattito politico con i solenni richiami del Presidente Napolitano": questo era stato questo il primo commento dei delegati RSU-RLS dell'Assemblea Nazionale dei Ferrovieri a tale documento.
"Un Piano - aggiungono i sindacati - che non riconosce il servizio ferroviario come risorsa strategica per il riequilibrio sociale, economico ed ambientale, ma tende a smantellarlo e ridurlo a semplice merce da vendere e comprare con le regole del mercato e del profitto. L'8 maggio manifesteremo a Montecitorio contro un Piano industriale accusano i delegati - privo di qualsiasi credibilità: chi guiderà i 1.000 nuovi treni se si tagliano 6.000 macchinisti? Quale rilancio del trasporto merci e tutela dell ambiente, a fronte della chiusura di 300 scali?"
Nel convegno che ne è seguito (nel pomeriggio, presso la sala del Sacro Cuore, nei pressi di Roma Termini, al quale hanno partecipato anche i parlamentari Brutti, Pedrini, Cento, Ricci) i vari interventi hanno evidenziato la preoccupazione per i progetti futuri delle FS, fatti di tagli al personale e di scarsi investimenti per il rafforzamento del trasporto merci e, soprattutto, il ricorso all'agente solo, cioè un solo/isolato macchinista alla guida del treno.
Preoccupazione dei presenti anche per il "clima di unanimismo e accondiscendenza dei sindacati di categoria ma, come ferrovieri iscritti a tutte le sigle, consapevoli del ruolo sociale del trasporto ferroviario, continueremo a batterci per la salvaguardia del nostro lavoro, a differenza dei personaggi che 'transitano' nelle FS per avvalersi solo di ingenti vantaggi economici". Non sono mancate le critiche anche ai politici, soprattutto a quelli di sinistra, rei di non aver creduto fattivamente ad un serio rilancio delle ferrovie e di essersi sostanzialmente rassegnati ad una gestione della stessa che rischia di diventare sempre meno pubblica ed affidata alle regole del mercato.
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