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Ferrovieri alla politica: «basta con l'autoritarismo»

(Fonte: il manifesto)
Roma, 4 maggio 2006 - Ora tocca alla politica. I licenziamenti politici nelle ferrovie - quattro macchinisti che avevano collaborato con la trasmissione Report di RaiTre e Dante De Angelis, delegato rls che si era rifiutato di guidare un Eurostar dotato di Vacma - devono rientrare, anche prima che la giustizia del lavoro faccia il suo corso. Questa la richiesta avanzata ieri mattina in un convegno dai ferrovieri; questa la promessa che i parlamentari di sinistra presenti - Diliberto, Cento, Boghetta - hanno fatto propria.

Comincia con un dialogo quasi teatrale tra le ragioni del macchinista e quelle «dell'azienda», ma si entra così subito nel merito. I problemi sono tanti. I ferrovieri, in pochi anni, si sono ridotti da 220mila a poco più di 90mila.
Ma al gruppo Fs non basta mai. E vorrebbero dimezzare i macchinisti, costringendoli a guidare i locomotori con l'«agente unico», invece che in due come adesso. Per questo hanno rispolverato il preistorico Vacma - detto anche «pedale a uomo morto», un meccanismo del primo novecento - presentato come «sistema di sicurezza». In realtà serve solo a vedere se il conducente è ancora vivo (di qui il lugubre soprannome), non se sta reagendo a un pericolo. I treni di Roccasecca e Crevalcore (2 e 17 morti) ne erano dotati; ma non è servito a niente. Nuemrose Asl e procure ne hanno decretato la rimozione, ma Fs continua a farli installare su numerosi treni, anche modernissimi, in barba anche agli accordi sottoscritti.
E poi c'è il «modello sociale autoritario», come lo chiama Paolo Cento, vigente in Fs. Figlio di una cultura della «competitività» che pretende di risolvere le equazioni economiche con il semplice dispotismo sul lavoro. Ma Fs va oltre: è arrivata a denunciare i comitati di pendolari che per protesta contro ritardi e cancellazioni hanno in qualche caso occupato i binari; e, con la legislazione degli ultimi anni, ha trovato anche giudici disposti a comminare multe pesanti ai cittadini.
Piergiovanni Alleva, giuslavorista della Cgil e avvocato di De Angelis, non ha dubbi sull'esito giudiziario della causa contro il licenziamento; ma avverte la necessità di avvertire sul paradossale effetto «giuridicizzante» dei conflitti di lavoro che finiscono in tribunale: i lavoratori tendono a «vigilare meno», come se la tutela legale potesse sostituire la forza della partecipazione diretta alle vertenze.
E da Genova arriva la denuncia di una precettazione di massa che va avanti da dicembre. Quando la Asl dispose la rimozione dei Vacma dai locomotori e i macchinisti inziarono a rifiutarsi di usarlo. Le Fs lasciarono marcire la situazione, cancellando decine di convogli locali, fin quando non intervenne il prefetto: il quale ignora le disposizioni della Asl e - grazie a un parere dell'ormai inascoltabile «commissione di garanzia» presieduta da Antonio Martone - dispone la precettazione per tutti i macchinisti «ad libitum».
E quindi non c'è proprio nulla da obiettare: tocca alla politica, a un nuovo governo che dia il senso del «voltare pagina» sulle questioni del lavoro. Tocca intervenire, e subito.
Francesco Piccioni

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