Speciali

Login



Tot. visite contenuti : 2892071

NTV, sciopero di luglio

E i sindacati restano a guardare?

Quello che è accaduto in NTV, in occasione dello sciopero 21/22 luglio 2018, svela con chiarezza l’ipocrisia di una classe dirigente che, attraverso il “braccio armato” della Commissione di Garanzia, ha via via ampliato la lista dei treni da garantire e imposto regole e cavilli per rendere più complicata l’adesione dei lavoratori, continuando a parlare di “contemperamento dei diritti costituzionali”.

Alla fine però ha di fatto soppresso il diritto di sciopero, sciopero che è anch’esso garantito dalla Costituzione!

In NTV sciopera l’80% dei capitreno e dei Macchinisti e non viene soppresso nessun treno

All’enormità di treni da garantire e agli infiniti obblighi dei lavoratori scioperanti, corrisponde la totale impunità delle imprese che continuano a fare come gli pare, in dispregio ai pronunciamenti della magistratura, ai principi legali e alle più elementari regole di correttezza.

Tutto ciò alimenta un senso di frustrazione tra i lavoratori, che potrà condurre o ad una resa definitiva, o ad una esplosione di rabbia con esiti imprevedibili.

Ciò che colpisce è il silenzio dei sindacati “tradizionali”. E’ il momento di scegliere con chiarezza se schierarsi definitivamente coi padroni (e continuare a firmare accordi irricevibili) o se svolgere invece il ruolo per cui sono nati, cioè difendere i lavoratori.

Intanto, eccovi il racconto dei fatti...

NTV, QUANDO LO SCIOPERO C’E’ MA NON SI VEDE….

Anarchia del potere

Oltre l’80% dei Capitreno (Train Manager) e dei Macchinisti di “Italo” hanno aderito allo sciopero indetto dal CAT per le giornate del 21-22 luglio. La protesta esplode contro una proposta di rinnovo contrattuale siglata da CGIL CISL e Fast in data 13 luglio e giudicata irricevibile da tutto il personale. A loro si sono aggiunti Operatori di impianto e addetti di protezione asset che in alcune realtà hanno scioperato al 100%.

Nonostante la massiccia adesione, le soppressioni e i ritardi si sono ridotti al minimo, generando negli scioperanti un senso di rabbia e frustrazione che si esprimerà attraverso nuove forme di protesta organizzata a medio e lungo termine.

Ma come si spiega che il personale necessario a far muovere i treni sciopera e, ciononostante, i treni viaggiano? Analizzando i fatti, due sono gli elementi che sono stati determinanti: il lunghissimo elenco dei treni che i lavoratori sono stati obbligati a garantire come servizi essenziali (il 50% dell’intera offerta commerciale di NTV) e il comportamento antisindacale dell'azienda che, dopo aver imposto i comandi, ha sguinzagliato quadri intermedi e personale non di qualifica per sostituire quanti potevano aderire alla protesta. Una repressione del diritto di sciopero operata quindi su due fronti: i comandi e le sostituzioni illegittime.

Si inizia già verso le 18.00, quando il personale si dichiara scioperante e informa che incrocerà le braccia dalle ore 21. I treni di sabato sera non sono garantiti e quelli che arrivano a termine corsa dopo le ore 22.00 (cioè oltre l'ora di "cuscinetto") andrebbero soppressi o limitati alla prima stazione incontrata prima dell’inizio dello sciopero. In alternativa, l’azienda deve sostituire gli scioperanti in modo da consentigli comunque di astenersi dal lavoro a partire dalle ore 21.00. Nulla di ciò avviene. Al personale viene notificata la sostituzione in stazioni "comode" per l'azienda, anche dopo le 21.00. Alcuni sono obbligati a proseguire fino alle 21.05, altri fino alle 21.50 e qualcuno è costretto a sforare le 22. E poi, la sorpresa: al binario per il cambio non c’è un collega non scioperante, ma ci sono istruttori di macchina e bordo, nonché degli impiegati di sede con l'abilitazione (conseguita nel 2015 in occasione degli scioperi indetti all'epoca). Tutti in borghese, nonostante le norme stabiliscano che il capotreno deve essere "chiaramente identificabile dai viaggiatori" e indossare pertanto la divisa. D'altro canto, nessuna (o quasi) di queste persone sta lavorando nella legalità. Infatti, durante lo sciopero è VIETATO sostituire gli scioperanti con personale di livello superiore ed è vietato impiegare “krumiri” oltre i limiti di legge o di contratto.

Questi comportamenti proseguiranno per tutta la durata dello sciopero: istruttori, tutor, impiegati e aspiranti istruttori impegnati a lavorare anche in deroga a tutte le norme (tra cui quelle del buonsenso), sforando i limiti di orario giornaliero, di condotta e scorta continuativa, di riposo minimo. I lavoratori, che conservano punte di 30 gg di ferie arretrate, osservano attoniti la prontezza dell'azienda nel sostituirli e ricordano il motivo per cui, nel tempo, gli sono state rifiutate le ferie: la mancanza del personale. Per lo sciopero, invece, si reperisce chiunque. Ritmi indiavolati, anche per persone che poi sono chiamate a giudicare quelli che stanno sostituendo e che ne esaminano la conoscenza dei regolamenti, nonché il rispetto delle norme di sicurezza; norme che proprio loro hanno violato nelle giornate del 21 e 22 luglio, per neutralizzare proteste legittime.

I lavoratori confidano che il CAT (ma non solo) porti all'attenzione delle autorità preposte quanto avvenuto in questo sciopero. Appare chiaro che l’attuale sistema di regole è inaccettabile, è sbilanciato, perché consente all’azienda di imporre ai lavoratori l’effettuazione della metà della produzione e di paventare (efficacemente) sanzioni legali (L.146/90), disciplinari e, addirittura, penali: basta leggere le “comandate”. Di converso, l’azienda viola impunemente ogni regola e i singoli lavoratori si ritrovano soli e impotenti. Non si capisce chi, come e con quali strumenti debba intervenire. Questo, sia chiaro, è un problema serio per tutto il fronte sindacale e non riguarda solo questo sciopero o chi l’ha proclamato.

Una menzione al personale di Trenitalia che ha adottato lo sciopero anche come forma di solidarietà nei confronti dei lavoratori di Italo. Chiediamo a tutti uno sforzo per incoraggiare chi sta cercando di fare da diga al crollo dei diritti dei ferrovieri.

Adottate l'hashtag #iovotocontrario sui social e ispirate così la consapevolezza nelle aziende e nei sindacati che siamo tanti, troppi e che non ci faremo schiacciare.

Commenti   

 
0 #1 Antonino catalano 2018-07-24 14:14
Salve volevo solo conoscere se possibile l’autore dell’articolo. Grazie
Citazione
 

L'ultimo numero

Siti amici

J!Analytics