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Comunicato pensioni

COMUNICATO

Il testo di legge riguardante le pensioni dei ferrovieri (quello che era stato modificato tenendo conto di tutte le altre categorie), è stato inserito all’interno della Legge di stabilità nel capitolo riguardante gli armonizzanti, in quanto provvedimenti di legge urgenti del Governo, con la motivazione che nella stesura della legge Fornero c’era stato un errore formale, politicamente non voluto, a cui bisognava rimediare.

Nella discussione della legge di stabilità, in questo momento in esame al Senato, il Governo ha dichiarato inammissibili gli emendamenti proposti sia nel merito del provvedimento di legge proposto, sia nella possibilità di eventuali modifiche, per mancanza di copertura economica.

A questo punto, fallito il tentativo di ottenere una modifica immediata della legge a causa delle modifiche apportate al testo che lo hanno reso oneroso e quindi di difficile accoglimento, non ci resta che sperare nell’iter delle leggi ordinarie, ben coscienti che sarà un cammino diverso e più lungo.

Il testo proposto con le modifiche (tutti a 58 anni), anche se approvato dalla Commissione Lavoro della Camera, per potere vedere la luce dovrà essere sicuramente rivisitato alla luce del fatto che già nella scorsa legislatura il medesimo testo era stato bocciato.

Per questo come Ancora In Marcia avevamo proposto un testo che teneva conto delle diverse mansioni svolte dalle singole categorie, rispetto alla sicurezza dell’esercizio.

La Redazione

 

 

DI SEGUITO RIPORTIAMO L'ARTICOLO DEL SECOLO D'ITALIA

A quasi 70 anni ancora ai comandi di un treno: così la Fornero inguaiò i macchinisti (e nessuno se ne cura)

 

Come giudicate un governo e un parlamento che costringono persone di 66 anni a condurre un treno a 300 km orari, con la responsabilità di centinaia di passeggeri sulle loro spalle?  Che quel governo e quel parlamento sono soggetti irresponsabili. Per non dire altro. Be’, non ci crederete, ma è proprio quello che accade in Italia dall’entrata in vigore del cosiddetto decreto “Salva Italia” del dicembre del 2011. Quella legge, cui il non rimpianto ministro Fornero ha fornito un contributo decisivo, ha allungato i tempi di pensionamento per i lavoratori italiani, prevedendo eccezioni solo per i lavori usuranti. E i macchinisti non possono beneficiare di questo tipo di deroga. Come è possibile? Tenetevi forte, perché il motivo è tragicamente grottesco: i “supertecnici”estensori del testo di legge hanno fatto un pasticcio, confondendo i termini del lessico giuridico. Laddove dovevano scrivere “comma” hanno scritto “articolo”,  inguaiando così un’intera categoria. Il comma 19 dell’articolo 24 del “Salva Italia” è quello che appunto indica (vi risparmiamo il burocratese del testo) le categorie che possono andare in pensione prima dei 66-67 anni di età. Ai ferrovieri hanno dedicato l’ultimo capoverso, scrivendo che le «disposizioni del presente  articolo si applicano anche ai lavoratori iscritti al Fondo speciale istituito presso l’Inps  ai sensi dell’articolo 43 della legge 23 dicembre 1999, n. 488» (quello che riguarda appunto i macchinisti). Avrebbero dovuto invece scrivere le «disposizioni del presente comma». Scrivendo “articolo” hanno fatto rientrare i macchinisti nelle diposizioni generali della legge. E quindi niente pensionamento prima del 66-67 anni.

Ma le assurdità non finiscono qui. Perché da due anni non si riesce a rimediare a questo “regalo” offerto dalla dabbenaggine burocratica. L’associazione dei macchinisti “Ancora in marcia!” si batte inutilmente dal 2012 per sensibilizzare parlamento e governo. Ma non c’è niente da fare. Lorsignori sono sempre in tutt’altre faccende affaccendati. L’assurdità di questa vicenda  contribuisce , insieme a tante altre piccole-grandi  assurdità presenti nella vita politica e amministrativa nazionale, a dare bene l’idea dell’odierno “declino” italiano, che è morale e cognitivo (nel senso della consapevolezza sociale delle classi dirigenti) prima ancora che economico. È il declino di un Levitano in disfacimento, che può incutere timore sole se guardato da lontano. Ma che, osservato da vicino  e raccontato nei suoi particolari, mostra tutta la sua insipienza e la sua fragilità. È come il Castello di Kafka: «…Ma avvicinandosi rimase deluso, il castello non era che un misero paese».


Commenti   

 
+2 #1 Massimo Castro 2013-11-25 16:53
In merito alle modifiche introdotte all'età pensionabile del personale FS sottoposto a lavorazioni usuranti dall'equo Governo Monti, perchè non pensare ad un ricorso al TAR in quanto è stato leso il principio, peraltro contenuto nella nostra Costituzione, della non discriminazione?
Qulali le differenze (se non a discapito dei secondi) fra il "personale viaggiante" degli Autoferrotramvi eri e il Personale delle Imprese Ferroviarie (Macchinisti in primis, Capotreni, etc).
E se, finalmente (!) ci organizzassimo da soli, senza aspettare nessuno che faccia le cose al posto nostro?
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