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Cinque anni fa moriva Massimo Romano, operaio di RFI

Immagine operaio morto sui binariIl 15 novembre 2006 il nostro collega, Massimo Romano, di 42 anni moriva investito dal treno sui binari di Monterotondo (Roma) mentre lavorava con un martello pneumatico che 'copriva' il rumore del treno.

Una morte sul lavoro dai contorni anomali perché il martello pneumatico (avvistato dal capotreno e dal macchinista) con cui stava lavorando al momento dell'incidente, non fu ritrovato sul posto. Una morte che dopo cinque anni, ancora oggi, cerca una verità.

OGGI E' IL 5° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI MASSIMO ROMANO

Roma 15 novembre 2011 - Torniamo a ricordare Massimo Romano in occasione del quinto anniversario della sua morte e a 5 giorni di distanza dall’udienza processuale che si è svolta il 10 novembre scorso presso la sezione distaccata del tribunale di Tivoli a Castelnuovo di Porto. Un processo difficile, in cui si incrociano le aspettative di giustizia civile dei suoi familiari, e l’obbligo dell’azione penale per definire le colpe e le responsabilità oggettive sulla mancata protezione a un lavoratore. Difficile anche perché sul suo svolgimento pesano tutte le disfunzioni della giustizia italiana, in primis la dilatazione dei tempi di durata. A distanza di cinque anni infatti siamo solo alla quinta udienza; uno stillicidio di rinvii dovuto alla presentazione di documenti o nuovi test da parte degli avvocati della difesa, o, come è successo ancora nell’udienza del 10 novembre scorso, all’impreparazione dell’ispettore del lavoro che avrebbe dovuto deporre sull’indagine da lui condotta, e che è stato messo in difficoltà dalla difesa degli imputati.

Cinque anni e ancora non si ha, almeno, un abbozzo del quadro delle responsabilità, a discapito dell’esigenza di verità sulle cause che hanno provocato l’incidente mortale del nostro compagno di lavoro: e nel frattempo, forse, le stesse cause sono state all’origine degli altri incidenti mortali in RFI. Quanto tempo, in questo Paese, deve passare affinché si veda soddisfatta una legittima e collettiva esigenza di verità giustizia? Quanto per quella alla memoria di Massimo? Quanto per quella dei colleghi imputati? Quanto per quella di tutti i ferrovieri?

Attualmente, solo nella zona di Roma, sono ancora in corso i processi per la morte sul lavoro di: Anthony Forsythe investito da un Eurostar nei pressi della stazione di Torricola la notte del 10 dicembre 2007, (Tribunale di Roma); Bruno Pasqualucci morto dopo un mese di agonia per essere stato travolto da un mezzo d’opera il 23 ottobre del 2009 nella stazione di Maccarese, (Tribunale di Civitavecchia); Armando Iannetta travolto da un treno la notte del 19 dicembre a Piedimonte San Germano in provincia di Frosinone, (Tribunale di Frosinone); tutti ferrovieri della Manutenzione Infrastrutture di Roma.Fare chiarezza sulle cause di questi incidenti è nell’interesse di tutti, perché è interesse primario di tutti il diritto alla sicurezza sul lavoro; troppi i compagni di lavoro persi negli ultimi anni, e troppo rischioso è il non fare presto piena luce sulle effettive responsabilità per le loro morti.

Comitato per la verità sulla morte del ferroviere Massimo Romano

logo massimo romano

  (LEGGI TUTTA LA STORIA)

MASSIMO ROMANO ERA UN FERROVIERE, DIPENDENTE DI RFI Spa, UN OPERAIO ADDETTO ALLA MANUTENZIONE DEI BINARI.

E' MORTO A MONTEROTONDO (RM), INVESTITO DA UN TRENO, COME TANTI ALTRI COLLEGHI, IL 15 NOVEMBRE 2006 MENTRE LAVORAVA SUI BINARI CON UN MARTELLO PNEUMATICO, IL CUI RUMORE GLI HA IMPEDITO DI SENTIRE IL TRENO IN ARRIVO. DOPO LA SUA MORTE ABBIAMO ASSISTITO A DIVERSI TENTATIVI DI CONDIZIONARE IL CORSO DELLA GIUSTIZIA, TANTO CHE SI E' COSTITUITO UN COMITATO PER "LA VERITA'" SULLA SUA MORTE.

DI SEGUITO UN BREVE RESOCONTO SULLO STATO DEL PROCEDIMENTO GIUDIZIARIO

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Castelnuovo di Porto, 10 febbraio 2011 - PROCESSO PER LA MORTE DEL FERROVIERE MASSIMO ROMANO

Oggi si è tenuta a Castelnuovo di Porto, presso la sezione distaccata del tribunale di Tivoli, la terza udienza della fase dibattimentale del processo per la morte sul lavoro del ferroviere di RFI Massimo Romano.

Massimo, operaio della Manutenzione Infrastrutture settore Lavori, rimase travolto da un treno mentre stava operando con un martello pneumatico sulla linea Roma - Fara Sabina nei pressi della stazione Monterotondo, la mattina del 15 novembre 2006. Dall’istruttoria condotta dalla Procura di Tivoli uscirono imputati il direttore compartimentale infrastrutture di Roma (datore di lavoro delegato), il capo unità territoriale nord ovest di Roma, il capo impianto Lavori di Monterotondo e un operaio dello stesso impianto.

Nell’udienza preliminare che si è tenuta un anno e mezzo fa venne prosciolto il direttore compartimentale, con la motivazione delle deleghe effettuate in materia di controllo ai suoi sottoposti (capo unità), e invece vennero rinviati a giudizio i rimanenti tre. Da allora si è assistito ad una serie di rinvii delle udienze stabilite (tre), che hanno portato a quella del 10 febbraio scorso anch’essa rinviata perché i legali di un imputato hanno presentato un fascicolo di documenti da acquisire agli atti chiedendo al giudice di leggerli prima di procedere all’interrogatorio dei testi del PM.

Nell’udienza del 10 febbraio si sarebbero dovuti ascoltare, come testi: l’ispettore della Direzione Provinciale del Lavoro di Roma c, un agente della Polfer della stazione Tiburtina e un agente dei Carabinieri di Monterotondo intervenuti sul luogo subito dopo dell’incidente mortale.

In apertura d’udienza il giudice ha comunicato la rinuncia alla costituzione di parte lesa di alcuni familiari di Massimo Romano a seguito di accordo transattivo con la società RFI; tuttavia uno dei citati familiari era presente in aula per seguire l’andamento del processo che prosegue nell’ambito penale per omicidio colposo.

Da alcune indiscrezioni circolanti nei corridoi del tribunale pare che la difesa degli imputati sia intenzionata a sostenere la tesi che Massimo Romano si recò di propria iniziativa sul luogo dove rimase travolto dal treno, essendosi reso disponibile a svolgere un’attività per conto della ditta SALCEF a sua volta impegnata in lavorazioni propedeutiche al rinnovamento del binario. Tale tesi circolò come “voce della rotaia” già all’indomani dell’incidente e venne respinta con sdegno dai rappresentanti dei lavoratori che parlarono di squallido tentativo di depistaggio delle indagini. In effetti, come tutti i ferrovieri sanno, è di fatto impossibile che uno di essi possa sottrarsi alla catena di comando aziendale durante una giornata di servizio, e considerando che quel giorno a pochi metri da dove fu travolto Massimo operavano altri quattro ferrovieri a protezione di una squadra di operai della ditta SALCEF, la tesi che egli si fosse prestato in privato ad accordi fraudolenti con la stessa risulta tecnicamente grossolana oltre che umanamente meschina.

Resta il fatto che a distanza di quasi cinque anni dalla morte sul lavoro di Massimo il processo è impantanato allo stadio iniziale dall’azione dilatoria dei legali della difesa, che fornendo con il contagocce documentazione agli atti costringono il giudice a continui rinvii. Va inoltre rimarcato il fatto che la figura principale della catena di comando aziendale, il datore di lavoro delegato, che come detto è stato prosciolto in fase preliminare, quando già era stato dimesso dall’azienda avrebbe iniziato al contempo un rapporto di consulenza all’estero per la stessa RFI .

La prossima udienza è stata fissata per il 1 luglio 2011.

Attualmente la Direzione Territoriale Produzione Roma (ex DCI Roma) di RFI è implicata in altri tre processi per la morte sul lavoro di: Anthony Forsythe investito da un Eurostar nei pressi della stazione di Torricola la notte del 10 dicembre 2007, Bruno Pasqualucci morto dopo un mese di agonia per essere stato travolto da un mezzo d’opera il 23 ottobre del 2009 nella stazione di Maccarese, Armando Iannetta travolto da un treno la notte del 19 dicembre a Piedimonte San Germano in provincia di Frosinone. Tutti i processi sono ancora alla fase iniziale.

Per “Comitato per la verità sulla morte del ferroviere Massimo Romano”

Stefano Pennacchietti

Membro RSU 18 DTP RFI-Roma

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