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Verità e giustizia licenziate: intervista a Riccardo Antonini

di Stefano Corradino e Bruna Iacopino - dal sito "Articolo 21.info", giornale on-line per la libera stampa

Riccardo Antonini - Viareggio 29 giugno 2011

Dopo una lettera di richiamo e una sospensione di 10 giorni comminatagli da Rfi nell'agosto di quest'anno, Riccardo Antonini (nella foto), ferroviere, esponente dell'Assemblea 29 giugno e consulente di parte civile per l'inchiesta sulla strage di Viareggio per alcuni famigliari delle vittime e per la Filt-Cgil, qualche giorno fa, è stato licenziato in tronco senza preavviso da parte delle Ferrovie dello Stato. La lettera di licenziamento, spiega lo stesso Antonini, sarebbe stata inviata il 28 ottobre, arrivando così solo il 7 novembre e “facendo meno scalpore che se fosse arrivata nei giorni tra il 2 e il 4 novembre mentre si stava svolgendo a Lucca l'incidente probatorio per la strage di Viareggio”.

Il motivo del licenziamento, stando a Rfi sarebbe dovuto “... in particolare per le gravi ingiurie e i pesanti insulti rivolti direttamente all’Amministratore Delegato Mauro Moretti, nel corso di un dibattito pubblico nell’ambito di una manifestazione organizzata dal PD e tenutasi a Genova il giorno 9 settembre". Manifestazione fallita a causa delle contestazioni dei presenti e a cui, Antonini avrebbe realmente preso parte insieme ad altri cittadini e familiari dei parenti delle vittime ma per la quale il protagonista precisa: “C'è stato un diverbio finale tra me e Moretti, mentre lui stava per allontanarsi, ma l'azienda mi accusa invece di aver organizzato il tutto e di aver rivolto numerosi insulti all'Ad, cosa che non è assolutamente vera ma è pretestuosa per il licenziamento.” Licenziamento che invece ha la sua vera causa, sostiene il ferroviere, nell'impegno da lui profuso per ottenere verità e giustizia per la strage del 29 giugno.

Facciamo il punto sul processo legato alla strage di Viareggio. Si è chiuso l'incidente probatorio, con quali risultati?

Al momento c'è una relazione dei periti che da ragione, nei fatti, alle Ferrovie. Decisione alquanto inquietante, perchè uno dei due periti è nei fatti incompetente non essendosi mai occupato di incidenti ferroviari, l'altro invece si è scoperto aver lavorato anche per conto di Rfi, quindi in evidente conflitto di interesse, motivo per cui la procura ne aveva chiesto la sostituzione. Richiesta respinta invece dal Giudice secondo il quale “non vi era sudditanza psicologica”. Magari psicologica no, ma economica si...

Lei sostiene che il motivo del suo licenziamento sta nell'aver dato fastidio all'azienda...

L'incidente probatorio ha avuto inizio il 7 marzo ed è durato diversi mesi, io ho partecipato a tutte le sedute ma solo a luglio l'azienda si è accorta che vi avevo preso parte e mi ha spedito una lettera di richiamo... Quando era stato lo stesso Moretti, nel settembre 2009, a dire che prima o poi mi avrebbe licenziato perché troppo impegnato in questa vicenda.

C'è poi da dire che nell'ultimo periodo si respira un clima pesante in ferrovia... Il 21 novembre si deciderà sul ricorso dell'azienda per il licenziamento De Angelis, il 7 dicembre ci sarà la sentenza di primo grado per un capotreno Rls licenziato alcuni mesi fa a Roma, a gennaio il ricorso per 11 precari, alcuni dei quali avevano preso parte agli scioperi dopo la strage di Viareggio e a cui non è stato rinnovato il contratto...

Cos'è che ha dato più fastidio all'azienda?

La cosa che mi contestano sono le dichiarazioni stampa, quelle in cui rimarco l'assoluta gravità di questa vicenda, la necessità di cercare verità e giustizia, e le gravi responsabilità che afferiscono alla politica aziendale portata avanti da Moretti e dai suoi predecessori che hanno letteralmente devastato le ferrovie... perchè, sono convinto, se si fosse trattato di vent'anni fa la strage di Viareggio non sarebbe avvenuta. Quello che vogliono negarmi è il diritto di esprimere il mio pensiero in quanto ferroviere: mi negano l'esercizio dell'articolo21 della Costituzione.

In un comunicato firmato Cobas Toscana si parla di campagne ad hoc e pressioni specifiche per isolare i comitati...

Il clima che hanno creato qui è pesante, anche nei confronti dei giornalisti... Stanno cercando di fare di tutto per ridurre la questione a vicenda locale e isolare i comitati; sappiamo anche di pressioni esercitate sui consulenti dei famigliari, e poi c'è stata la lettera di diffida che ha costretto già un mio collega, perito di parte come me, ad abbandonare il processo.

Il ruolo del Governo, delle istituzioni subito dopo la strage. Cosa è stato fatto?

Noi ci siamo battuti dall'inizio per l'approvazione della legge Viareggio per ottenere l'elargizione dei risarcimenti ai famigliari... la legge è stata ampiamente applicata e stiamo continuando a batterci perchè venga riconosciuto anche ad alcuni casi specifici che al momento sono rimasti fuori. Su questa battaglia c'è stato un consenso bipartisan come anche sul mio licenziamento gli attestati di solidarietà stanno provenendo da tutte le istituzioni, sia quelle rette dal centro-destra che dal centro-sinistra.

L'assemblea 29 giugno fa parte del Coordinamento dei famigliari delle vittime di stragi avvenute in questo paese. Qual è il fil rouge che lega le diverse associazioni?

Il 5-6 aprile, a l'Aquila, abbiamo posto le basi di un coordinamento tra famigliari di stragi (anche morti sul lavoro), e i primi frutti li abbiamo già raccolti la settimana dopo, quando, con una delegazione, siamo arrivati a Roma per contestare la legge sul processo breve e siamo riusciti a bloccarla, a dimostrazione che la mobilitazione dei famigliari, se condotta in maniera unitaria, può dare dei risultati. Il 29 giugno di quest'anno, poi, in occasione del secondo anniversario della strage, ci siamo rivisti nel corso di una partecipata assemblea proprio a Viareggio e abbiamo siglato una dichiarazione congiunta in cui, pur tenendo ferma la specificità di ogni singolo comitato aderente, si manifesta l'intenzione comune di portare avanti la battaglia per la verità e la giustizia e l'impegno contro qualsiasi “legge vergogna”.

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